Ce n'est qu'un début...
©2001 Fulvio Bortolozzo, dalla serie Punti di scarto. |
Ci sono voluti secoli di lotte per rivendicare prima, e ottenere poi, di poter esercitare questo diritto fondamentale senza doverne subire personalmente delle conseguenze mortali. Poteri religiosi, temporali, economici, malavitosi hanno compiuto crimini efferati prima di doversi arrendere all'evidenza che la persona puoi pure ucciderla, ma le sue idee non muoiono con lei.
Ora però l'orologio della Storia sembra camminare all'indietro. I diritti che si credevano ormai acquisiti per sempre, almeno qui in Europa, vengono sempre più violati, stuprati direi, dal montare collettivo di una insopportazione viscerale per la ragione e per tutto ciò che odora di razionalità, di pensiero critico basato sull'osservazione, lo studio e la conoscenza dei fenomeni.
Come amanti delusi che volgono la passione in odio mortifero, sempre più persone preferiscono gettarsi nelle braccia di qualsiasi credo, per demenziale che esso sia, piuttosto di doversi rassegnare alla semplice constatazione che la responsabilità e il senso dell'esistenza sono affidati solo a noi stessi, senza rimedio.
Siamo soli, ma proprio per questo siamo liberi. La libertà è solitudine, ma non per questo è isolamento, vuoto, paura. Le persone libere possono condividere e unirsi, così come sciogliere legami e in ogni momento decidere della propria vita, al di là di ogni condizionamento morale, sociale, politico, religioso. Dio esiste, siamo noi, uno per uno, per chi la volesse pensare così. Oppure non esiste, non ci aiuta che la nostra coscienza, se c'è. Il fondamento della libertà è in ogni caso la coscienza individuale. Gli incoscienti, gli ignavi, gli ignoranti di questo aspetto, si ribellano invece fino all'assassinio.
Oggi ridere e far ridere per alimentare la coscienza degli individui di pensieri diversi è diventato pericoloso più che mai perché la fiducia collettiva nella libertà di pensiero è venuta meno. Si spaccia per libertà la distruzione della dignità umana. La mercificazione dei corpi non basta più, si mercificano le menti, le emozioni. Il condizionamento mediatico è sempre più sofisticato, l'anestesia del consumo, o del desiderio inespresso di consumo, drogano le vite quotidiane di troppi milioni di umani.
Di fronte a questo disastro sociale e culturale, antiche culture familistiche, come da noi in Italia, o religiose, come nei paesi islamici, reagiscono con violenza, con regressioni terrificanti. Da noi si passa al ladrocinio come sistema di valori non scritto, ma praticato a livello di massa, altrove si pensa alla morte, da dare e ricevere come martirio, come fosse una buona, l'unica, via d'uscita, la soluzione terminale.
Un paesaggio da basso Impero. Un medioevo prossimo venturo ci attende perché chi non impara dai propri errori e condannato a ripeterli in eterno, anche se in forme sempre diverse.
Ce n'est qu'un début...