Una fotografia non è una mela.

©2014 Fulvio Bortolozzo.
Ultimamente sulla rete, leggo post e commenti vari che in sintesi girano intorno al rapporto tra le parole e le fotografie. Mi pare di vedere una tendenza maggioritaria a considerare questo rapporto in funzione delle parole. Un'immagine vale mille parole, si diceva un tempo. Poi qualcuno chiosò: "Purché vengano dette". Ora, purtroppo, le dicono per davvero e ne dicono anche molte molte di più. Troppe. In passato su questo blog ho già scritto della questione, e altre volte ancora mi sa che ne scriverò. Se si prende una fotografia, se si guarda una fotografia è perché aggiunge qualcosa di indicibile. Non scivoliamo via in fretta da questa parola: "indicibile". Esiste qualcosa nella nostra vita che sia indicibile? Io sono convinto di sì. Penso, sento e molte cose mi accadono e mi attraversano senza riuscire a diventare parole, frasi, pensieri razionali. Una fotografia, in qualche caso fortunato, può contenere tracce di questo "indicibile", perché non si può dire, ma si manifesta, a volte, in modo visibile, esperibile direttamente. Certo, nel passaggio dal fenomenico al fotografico molto si perde per strada, ma qualcosa resta, persino senza la consapevolezza di chi ha premuto quel pulsante di scatto. Per questo una fotografia ha bisogno di silenzio, di tempo, di non diventare subito cibo per le parole, occasione per esercizi eruditi, momento di comunicazione urgente. Se si ha tutta questa fame di parole, usiamo una mela: si può mordere, si può fare a fette, si può mettere in una torta e mentre ce la mangiamo, parliamoci pure sopra di quello che ci pare, come troppo spesso si fa invece davanti ad una fotografia.

[ENGLISH]
A Photograph is not an apple.
Lately on the net, I read various posts and comments revolving around the relationship between words and photographs. I see a major trend to consider this ratio as a submission to words. A picture is worth a thousand words, we used to say. Then someone said: "If someone says these words." Now, unfortunately, they tell her for real and also say many many more words. Too many. In the past on this blog I wrote of the matter, and other times I know that I will write about it again.
If you take a picture, if you look at a photograph it is because it adds something unspeakable. Do not slip away quickly from the word "unspeakable". There is something in our life that is unspeakable? I am convinced it is.

I think, feel, and many things happen to me and through me without being able to become words, phrases, rational thoughts. A photograph, in some lucky cases, may contain traces of this "unspeakable," because you can not say, but it manifests itself, at times, in a visible, be experienced directly. Of course, in the transition from the phenomena to the photography you lose much on that journey, but something remains, even without the awareness of those who have pressed the shutter button. For this reason, a photograph wants silence, time. A photograph does not want be immediately food for the words, an opportunity to exercise control, a moment of urgent communication.
If you have all this hunger for words, you use an apple: you can bite, you can do it in slices, you can put in a cake and eat it while you talk around it, as too often is done instead around a photograph.


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