Il luogo tra topografia e scena.
Mauro Thon Giudici durante la conferenza (foto: Fulvio Bortolozzo). |
Lo scorso 11 settembre Mauro Thon Giudici ha tenuto una conferenza nella sede dell'associazione L'impronta di Cosenza dal titolo "Adattamento. Il paesaggio raffigurato dalla proprietà privata alla Divina natura, passando per l'impero coloniale". Come si può intuire dal titolo l'argomento era piuttosto complesso, ma è stato comunque ben presentato dal relatore anche se, forzatamente, solo nei suoi punti fondamentali. Rimando al video che verrà spero presto messo nel canale You Tube di un socio de L'impronta chi volesse riascoltare l'ora e venti circa della serata. Nel frattempo è già visibile il video della conferenza precedente, propedeutica a quest'ultima per certi aspetti.
Nel discorso fatto da Giudici vi è un passo che vorrei mettere in rilievo. Riguarda l'origine del concetto di paesaggio così come viene a formarsi nella tradizione pittorica europea. Nella proposta di Giudici, appoggiata su alcuni studiosi anglosassoni, tutto avrebbe inizio nei Paesi Bassi e non in Italia come altri autori sostengono.
Winter landscape with skaters (1608 ca). |
Penso sia ragionevole questo approccio se facciamo precedere l'idea di paesaggio come forma della percezione estesa di un luogo alla ricaduta che questo atto poi può avere in un'immagine. Nella cultura riformata olandese la costruzione della nazione, e quindi della sua narrazione collettiva, coincide con la liberazione dalle gerarchie straniere del clero romano e dei principi asburgici. Il pensiero è quindi rivolto ad un mondo nuovo, che viene anche fatto emergere letteralmente dall'oceano. Un mondo di eguali, almeno nella loro dignità di cittadini e fedeli, dove al posto del Papa e dell'Imperatore c'è una prima forma di quella che diventerà nel tempo la moderna democrazia borghese. La rappresentazione di queste novità religiose, politiche, sociali ed economiche trova la sua sintesi nella descrizione dei luoghi ove avvengono e della vita collettiva che vi si conduce. Gli olandesi, come ci dice Giudici, amano il loro Paese. Ancora oggi, nonostante tutto, penso che questo sia profondamente vero.
Simone Martini - Guidoriccio da Fogliano all'assedio di Montemassi (1328 ca) |
In Italia, invece, dominano i poteri forti e il luogo è sempre il palcoscenico della loro perenne riaffermazione egemonica, generazione dopo generazione. Un terra di aspri conflitti, che come ben sintetizzava Orson Welles nella famosa frase recitata in "Il terzo uomo", ha dato origine ad autentici capolavori mondiali dell'arte e della cultura. Qui predomina l'azione, la celebrazione dell'evento sul luogo. Il paesaggio può esistere sempre e solo come sfondo, indispensabile, ma del tutto secondario e quasi sempre inventato di sana pianta o frutto di un assemblaggio ideale di più luoghi realmente osservati dal pittore. Un atteggiamento culturale che conduce all'idea di paesaggio come "scena", prima che come luogo topografico. Spazio dove accadono, sono accaduti o accadranno degli eventi. Solo così, come palcoscenico, il paesaggio può arrivare a manifestarsi in autonomia nell'iconografia italiana, dal Canaletto agli Alinari.
Dagli olandesi va senz'altro raccolta però l'indicazione a considerare il paesaggio un'occasione di osservazione, anche topografica se si pensa agli strumenti ottici. Osservazione che rivela, nel substrato religioso dove avviene l'identificazione della Natura con il concetto di Dio, la possibilità di intuire, e poi manifestare nelle immagini, un'essenza vitale in cui viviamo immersi senza averne piena consapevolezza.
John Constable - Weymouth Bay 1816 ca. |
In questo senso, con una piccola acrobazia cronologica, l'ultimo dei grandi pittori pre-fotografici a tentare l'impresa non fu il rutilante William Turner, ma il coevo e connazionale John Constable, che seppe riassumere come nessuno prima la lezione topografica olandese, poi quella scenica italiana e persino anticipare un lavoro sul tempo, le sue famose nuvole, che solo i fotografi dopo di lui poterono portare a compimento usando delle macchine che dal tempo, anche brevissimo, ritagliavano forme.
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