Il lunedì del fotografico.
©2014 Fulvio Bortolozzo. |
Passo oltre e mi imbatto in Fotocrazia, l'ottimo flusso di pensieri di Michele Smargiassi. Stavolta leggo che una delle chiavi del successo di quella peste oculare di Instagram sarebbe l'uso del fotografare sociale per creare identità di appartenenza condivise, attraverso l'adesione ai filtri e filtrini che omogeneizzano chi vi pubblica. Praticamente nell'essenza uno dei fenomeni che da sempre distinguono l'umanità dagli altri esseri viventi sul pianeta. Non essendo dotati che di corpi nella maggior parte talmente sgraziati da essere inguardabili e troppo debolmente dotati per poter davvero sperare di sopravvivere individualmente, gli umani da quando esistono si coprono di cose depredate alla restante natura minerale, vegetale e animale. Non contenti alterano il loro corpo con orpelli, segni, coloriture, ferite persino, proprio per costruire una delle invenzioni fondamentali per la sopravvivenza della specie: l'identità e l'appartenenza di gruppo. Poi, visibilmente costruite le identità artificiali, iniziano pure a combattersi, una banda contro l'altra, poco importa se le insegne sfoggiate sono labbra deformate da anelli di metallo o colli stretti da cravatte appena disegnate da uno stilista di successo. Davvero nulla di nuovo sotto il sole.
Per fortuna leggo anche da qualche parte che un gommone carico di alcuni leghisti è affondato vicino a Malta. Un piccolo sorriso e un caffè. Lunedì, è solo lunedì mattina e la domenica è ancora troppo, troppo lontana.
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