We Do the Rest.
Con questo primo giorno di un mese di piena estate inizio un necessario momento di riflessione. Spesso mi capita in questo periodo di tirare le fila di quanto fatto e di pensare al da farsi. Forse dipende dalla stagione, forse da una consuetudine radicata fin dai tempi della scuola elementare. Un primo argomento su cui merita scervellarsi è il senso che può avere, per uno come me che lo fa da trenta e passa anni, continuare a fotografare nel tempo di Instagram.
Chi mi legge, sa che considero Instagram un progetto di "social marketing" altamente tossico per l'educazione all'immagine fotografica. Abitua le menti meno coltivate a considerare il fotografico un giochino facile facile per mettersi in evidenza con amici e conoscenti attraverso tecniche automatiche di produzione di icone ottiche. Sembra la realizzazione perfetta dell'antico motto della Kodak "You Press the Button, We Do the Rest". All'epoca, con l'espressione "We Do the Rest" si proponeva solo la soluzione tecnica, la fotografia scattata e poi consegnata bella e stampata senza che il "fotografante" ne capisse un'acca di come poteva essere accaduto. Oggi con la condivisione istantanea di scatti realizzati d'istinto con uno smartphone, e sovente "abbelliti" con elaborazioni precotte di dubbio gusto, ad essere abolito è il tempo necessario per capire cosa si è fatto e per decidere se merita la pena o meno di farlo vedere in giro. In sostanza è il pensiero autocritico l'ultimo dei resti che viene buttato via a favore della felice condivisione "no problem" di cliché iconici tutti uguali a loro stessi e prodotti in numeri miliardari da schiere di "replicanti ottici".
A fronte di questo panorama, per me, desolante, che senso ha ostinarsi a produrre immagini analitiche che reggano il confronto con le tradizionali immagini di sintesi, attraverso la cura attenta della loro realizzazione e della successiva esposizione e/o pubblicazione? Che senso ha poi trasmettere queste conoscenze?
Le domande sono chiare nella mia mente, non lo sono per nulla le risposte. I contributi di pensiero dei miei lettori sono ovviamente più che graditi
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