Ritmi, costanze, relazioni


Domani è l'ultimo giorno per poter vedere le opere di Gerry Di Fonzo alla ABF di via Peyron 17/E a Torino.
Ho avuto l'onore di poter scrivere il testo di presentazione pubblicato nel catalogo della mostra ed ora, invitando chi non l'avesse ancora fatto a visitarla in extremis, lo pubblico sul blog.

 
Un lavoro di selezione, minuzioso, attento. La procedura di un'indagine analitica di tipo scientifico. L'accostamento di Gerry Di Fonzo all'arte pittorica del passato sembra nascere da una necessità razionale di sistemare valori misurabili, discreti. Il colore di un dipinto nella sua essenza di luce osservato per tramite di una riproduzione fotografica diviene parte del sistema RGB (Red, Green and Blue) e come tale soggetto ad una varianza di 256 livelli tonali per ciascuno dei tre canali cromatici. Oltre sedici milioni di possibili combinazioni che restituiscono, comprimendola, l'ampia varietà di soluzioni a disposizione di ogni artista per dare voce, timbro e carattere alle sue figurazioni.

Da sempre la composizione della tavolozza rappresenta parte importante dello stile. Non solo: espressione intima e visione del mondo si condensano nelle gamme abituali predilette. Difficile però metterne in evidenza la forza, intrecciate come sono alle forme, alla materia della pittura. Di Fonzo interviene proprio in questa relazione complessa creando una sorta di diagramma apparentemente asettico, slegato da ogni considerazione formale e figurativa. Nelle sue opere a linee parallele, scandite e sovrapposte, i cromatismi si stratificano mostrando la loro relazione reciproca. L'apparenza scientifica nasconde e confonde agli occhi disattenti il valore concettuale del progetto. Tradurre colore per colore un'opera pittorica del passato in una serie di fasce parallele non si limita ad essere esercizio di puro studio. Diviene nuova opera, nuova forma nell'intervento arbitrario dell'artista che decide come ripartire le linee e quale peso dare a ciascuna di esse. Ecco che il colore smette di essere puramente campionato dall'opera del passato e diventa autonoma espressione contemporanea. Non più, e non solo, esercizio elegante di citazione, ma nuova possibilità di reinventarsi nel solco di quanto di meglio è stato pensato da chi ci precede lungo il cammino. Un gesto umile, quasi propiziatorio, che accoglie il rinnovato sentimento di una espressione al contempo immersa nella tradizione e protesa al superamento di quanto di storicizzato essa contiene. Apparente sintesi riduttiva e anti-figurativa, quasi iconoclasta, che sprigiona per se stessa una formalità rigorosa, allucinatoria e, per questo, estremamente seduttiva.
Al ripetersi dell'esperienza, nascono varianze nuove, che lasciano intravedere la possibilità, in certa misura alfabetica, di costruire un linguaggio nuovo. In questo senso le linee parallele di Di Fonzo entrano in vibrazione e consonanza con omologhe esperienze elettroniche in campo musicale. Sorgenti di nuova formalità così come lo fossero di nuova sonorità. Quello che l'artista lascia al passato dei suoi soggetti d'indagine è la sistemazione narrativa del loro impianto iconografico perché si prepara a reinventarne uno nell'attualità del suo esperire qui e ora. Le opere di Di Fonzo, nascono dalle nobili ceneri simboliche di grandi opere della Storia dell'Arte, ma senza farsene scudo e valore. Semmai come il discente porta via al Maestro quanto di suo rintraccia nell'insegnamento, così la sintesi cromatica portata avanti con questa metodologia pseudo scientifica è il setaccio attraverso il quale recuperare la consapevolezza di ciò che già è in noi, ma che solo per altrui tramite ed esempio può finalmente vedere la luce.

La sottile linea concettuale sulla quale pare quasi danzare divertito l'artista, attraversa e supera i confini della percezione visiva per farsi occasione più ampia di ripensamento del rapporto tra opera e sua fruizione. Non tanto importa qui il pur essenziale parallelismo con la fonte iconica dei cromatismi, quanto l'irruzione in una possibile dimensione molteplice e spaziale allo stesso tempo. Tracce, segni che nella loro stasi preludono al movimento, alla sonorità, all'installazione e ad ogni possibile declinazione sensoriale. In questo aspetto risiede la forza più grande del lavoro: diventa anticipazione di ogni suo possibile sviluppo perché comunque lo si voglia evolvere, i suoi termini strutturali sono già fissati in modo immutabile. Osserviamo quindi le opere, ma possiamo anche immaginare ogni loro successiva declinazione. L'opera dell'artista risiede così non nella forma finita per come ci appare, ma nel codice che porta a questa forma. Una struttura sequenziale che la forma si limita a esibire in alcune delle sue quasi illimitate possibilità applicative. Qualcosa di simile ad una sorta di DNA, un codice genetico che una volta individuato nelle sue chiavi fondamentali apre alla comprensione germinale di tutto ciò che da esso nasce.

In ultima analisi, l'apparenza scientifica dell'azione di Di Fonzo, gli consente di superare i limiti di una oggettualità anche seducente magari, ma comunque fine a se stessa, per addentrarsi nei meandri profondi, nelle cavità inattese della percezione, quasi come uno speleologo calato in profondissime e misteriose spaccature. Da queste avventurose spedizioni Di Fonzo torna carico di ritmi, costanze e relazioni cromatiche che altrimenti rimarrebbero invisibili, “affondate” sulla superficie dell'icona, prigioniere del senso e del linguaggio delle forme. Oltre il minimale succedersi delle linee sulla superficie, esiste quindi un'ambizione forte di conoscenza, coltivata con una passione e una perseveranza tali da lasciar pensare che molti altri validi risultati ne deriveranno.



SAMPLING
Immagini di Gerry Di Fonzo

a cura di Daniela Giordi

ABF | Scatola Chiara
Piccola Galleria per la Fotografia Storica e Contemporanea
Via Amedeo Peyron 17/E - Torino.

Fino al 31 marzo 2012
Dal martedì al sabato
orario 16:00 – 19:00 e su appuntamento

Info:
tel. 011 1950 7558
cell. 333 371 6753
email: scatolachiara@abf-ph.com



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