Negli occhi di Elena e Mario
Sì, da qualche tempo bazzico gli eventi della sezione fotografica del Circolo Ricreativo Dipendenti Comunali di Torino. Non a caso però, e nemmeno per la forte simpatia umana che mi ispirano le persone che vi trovo. Capita, sono stagioni, a volte brevi altre meno, che per sintonie misteriose si sovrappongano le esistenze e si crei una qualche confluenza emotiva. Questo almeno mi sta capitando di recente lì, lungo il Po.
Non voglio ora fare delle recensioni e nemmeno mettere in fila uno dei "bei discorsi" dei quali mi dicono capace. Desidero solo scrivere quello che ho visto.
Ho visto le nuvole di Mario (Pugno), qualche sera fa in una piccola pizzeria di via Guido Reni. Avevo visto in passato quelle equivalenti di Alfred (Stieglitz), poi quelle infinite di Luigi (Ghirri), ma quelle di Mario sono uniche. Hanno una luce e un animo che solo lui possiede. Sono il suo preciso autoritratto di persona pulita, diretta, con i piedi per terra e la testa nel cielo.
Poi ho visto l'altra sera nella sede del circolo i volti di Elena bambina, così come li aveva immaginati suo padre: colmi d'amore per lei. Li ho visti attraverso il pensiero della Elena di oggi e ho ritrovato quel filo rosso che la unisce ai suoi genitori, al di là di tutto. Cose che succedono quando l'apparente freddezza del progetto concettuale funziona invece come sottilissimo strumento in grado di recuperare parti di noi così profonde da scoraggiare ogni sentimento. Questo percorso dell'autrice ho avuto il piacere di poterlo già sostenere nella sua nascita e una sua selezione era parte di Tornando altrove, l'ultima collettiva che ho curato e della quale sono ancora soddisfatto, come raramente mi capita. L'altra sera però mi è sembrato di vederle per la prima volta. Forse perché erano accompagnate da una proiezione di un altro suo lavoro precedente, dedicato alla natura. Sensazioni coinvolgenti. La scoperta che la luce ricostruisce ciò che pensavi di sapere e che Ludovico Einaudi può piombare nella tua vita in modo inatteso grazie a come Elena lo vaporizza sui suoi colori. Mario l'ho visto partecipare con intensità. Vedeva tante figure negli sfocati, come ne vede tante altre nelle nuvole.
Poca cosa forse. Illusioni di momenti, magari solo immaginati. Ma me li tengo e me li conservo. Grazie a voi per ciò che create. Si chiama vita ed è unica. Per davvero, per tutti.
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