Ieri sera, in riva al Po
©2011 Fulvio Bortolozzo - dalla serie Appunti per gli occhi.
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La cosa che porterò con me nel ricordo è l'attenzione ricevuta dai presenti. Sono consapevole di presentare lavori che non rientrano nei canoni tradizionali dell'ambiente F.I.A.F. Nonostante questo, l'atteggiamento prevalente oscillava dal rispettoso assistere alla partecipazione curiosa. Nessuna ostilità preconcetta si è levata. Trovo questo un segno assolutamente incoraggiante, dovuto certamente al gran lavoro fatto in federazione per aprire i circoli al rapporto con le pratiche del mondo fotografico esterno.
La prova più ardua è stata in finale la presentazione, per la prima volta in assoluto, della serie Appunti per gli occhi. L'idea di inserirla nel programma della serata è stata del Presidente Mangili, attratto dalle implicazioni esistenziali del progetto. La principale difficoltà di questa serie risiede nella sua natura "fluviale". Il corpo delle immagini è davvero notevolissimo e in costante inarrestabile crescita. Pur presentando solo una ristretta selezione, ho proiettato quasi trecento fotografie per circa mezz'ora di silenzioso succedersi sullo schermo della loro pura cronologica sequenza dal 21 gennaio 2009 al 18 settembre 2011. Si è trattato, in sè, di una performance e di una sfida davvero quasi insostenibili. Una provocazione, anche, se si vuole, all'ennesimo canone tradizionale: quello della presentazione su schermo. A rafforzare la "sofferenza" la totale assenza di sonoro, salvo qualche rara mia parola di precisazione. In pratica, una situazione da teatrale "lancio di pomodori". Ebbene, nonostante tutto, l'attenzione del pubblico non è mai degenerata: molti forse hanno sofferto in silenzio, ma tutti hanno voluto arrivare fino in fondo. Persino un applauso finale è giunto a sostenermi.
Non è stato un gioco e nemmeno uno sberleffo gratuito ai miei gentilissimi ospiti. Si è trattato di un passo in avanti, importantissimo per me, nella rischiosa ricerca di altri modelli di produzione e comunicazione del lavoro fotografico. Una terra incognita, che parte dalla procedura d'impiego della fotocamera fino alle definizione dei confini di presentazione di un lavoro. Cose queste ben intuite dai due presidenti F.I.A.F. presenti. Pastrone ha colto il senso profondo di questa sfida, che parte dall'inconscio tecnologico di vaccariana (e flusseriana) memoria, mentre Merlak ha ben espresso il girare attorno al tempo, in ogni sua accezione, del mio lavoro.
Ne esco confortato. Capisco che la strada è ancora lunga e irta di trabocchetti, ma è presa. Mi spingo in avanti e man mano mi volterò a guardarne il tracciato. Grazie, grazie di cuore a tutti i presenti di ieri sera, in riva al Po.