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©2011 Fulvio Bortolozzo - dalla serie Appunti per gli occhi. |
Credo che per interesse personale si guardi a noi stessi e a quello
che abbiamo intorno. Questa è anche la ragione che mi spinge a fare
fotografie. La macchina non è una mera superficie riflettente e la
fotografia non è esattamente uno specchio appeso al muro che parla con
una lingua confusa. Ci sono le prove, e le perplessità si risolvono nel
momento fotografico più semplice e completo. Il dito della mente preme
il pulsante sulla macchina incosciente e ferma il tempo trattenendo ciò
che il suo diaframma riesce a circoscrivere e la luce ad annerire. In
quel momento il paesaggio parla a chi lo guarda.
Lee Friedlander, Self Portrait, 1998.
(trad. di Pier Francesco Frillici, in "Sulle strade del reportage", Ed. Quinlan)
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