Smettere è molto difficile
©2010 Fulvio Bortolozzo - dalla serie Appunti per gli occhi. |
In questi ultimi anni si è cercato spesso di avvicinare la fotografia documentaria — quella che pretende di limitarsi a pure constatatazioni — al ready-made artistico dal momento che il gesto dell'artista sembrerebbe in entrambi i casi limitarsi all'atto di operare una scelta. Due caratteristiche distiguono tuttavia la fotografia documentaria dal ready-made, apparentandola piuttosto, come afferma Evans, all'arte della collezione. In primo luogo, allontanandosi dalla ricerca dell'indifferenza estetica auspicata da Duchamp, essa mantiene un elemento di gusto come criterio di selezione: il fotografo come il collezionista , ammassa e mostra solo oggetti che gli interessano (...) . In secondo luogo, la fotografia documentaria, sforzandosi sempre di costituire un dispositivo di relazioni, si fonda, contrariamente al gesto di Duchamp, sulla quantità. Evans stesso ha sottolineato l'aspetto compulsivo di tale pratica e le sue conseguenze psicologiche: costruire una collezione, infinita per natura, ha molto a che fare con un'ossessione, può rendere "davvero un po' folli"; come osserva a proposito del suo lavoro sulla metropolitana newyorkese: "è compulsivo, e smettere è molto difficile".
(Olivier Lugon, Lo stile documentario in fotografia)
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