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Visualizzazione dei post da agosto, 2013

Olimpia, seconda edizione.

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Come preannunciato il mese scorso alla presentazione di Walk around the Walls , ecco il nuovo titolo della collana di pubblicazioni autoeditoriali che sto producendo grazie agli strumenti e ai servizi di stampa del sito blurb.com . Per chi mi segue da qualche anno non è una vera novità. Si tratta infatti di una riedizione, la seconda, di Olimpia , il progetto che ha ricevuto finora il maggior numero di riconoscimenti. Olimpia è il risultato di un attraversamento notturno del paesaggio urbano che si andava trasformando a Torino in occasione dei preparativi per la XX edizione dei Giochi olimpici invernali. Le fotografie sono state tutte realizzate a partire dall'aprile 2004 fino all'ultima, ripresa dal balcone di casa la sera stessa dell'apertura dei Giochi, il 10 febbraio 2006.  Non ho voluto seguire alcun canovaccio nello svolgimento del progetto. Diffido da sempre di quello che penso di sapere, dalle notizie su cosa e dove siano le cose importanti da fotograf

Scenderemo nel gorgo muti.

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©1994 Fulvio Bortolozzo.  Verrà la morte e avrà i tuoi occhi questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo. I tuoi occhi saranno una vana parola, un grido taciuto, un silenzio. Così li vedi ogni mattina quando su te sola ti pieghi nello specchio. O cara speranza, quel giorno sapremo anche noi che sei la vita e sei il nulla Per tutti la morte ha uno sguardo. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Sarà come smettere un vizio, come vedere nello specchio riemergere un viso morto, come ascoltare un labbro chiuso. Scenderemo nel gorgo muti. Cesare Pavese (morto suicida a Torino il 27 agosto 1950) .

Nel vetro delle ampolle.

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©2012 Fulvio Bortolozzo - dalla serie Note a perdere . C'è una persona che fa collezione di sabbia. Viaggia per il mondo, e quando arriva a una spiaggia marina, alle rive d'un fiume o d'un lago, a un deserto, a una landa, raccoglie una manciata d'arena e se la porta con sé. Al ritorno, l'attendono allineati in lunghi scaffali centinaia di flaconi di vetro entro i quali la fine sabbia grigia del Balaton, quella bianchissima del Golfo del Siam, quella rossa che il corso del Gambia deposita giù per il Senegal, dispiegano la loro non vasta gamma di colori sfumati, rivelano un'uniformità da superficie lunare, pur attraverso le differenze di granulosità e consistenza, dal ghiaino bianco e nero del Caspio che sembra ancora inzuppato d'acqua salata, ai minutissimi sassolini di Maratea, bianchi e neri anch'essi, alla sottile farina bianca punteggiata di chiocciole viola di Turtle Bay, vicino a Malindi nel Kenia. In un'esposizione di collezioni strane ch

CONFINI 11, il bando scade a fine agosto.

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©Nicolò Quirico, selezionato per CONFINI 10. Mancano pochi giorni alla scadenza del bando per partecipare alla selezione della undicesima edizione di CONFINI , ormai la principale rassegna italiana di fotografia contemporanea dedicata al fotografico nel senso più ampio possibile. L'unica con un itinerario nazionale che vede, tra l'altro, aumentare di edizione in edizione le sue tappe: quest'anno è la volta di Venezia-Mestre (CivicoCinque, curatore Fausto Raschiatore ) e Busto Arsizio ( Festival Fotografico Europeo, curatore Claudio Argentiero ) . E proprio come anteprima inaugurale della nuova tappa lagunare, il Centro Culturale Candiani di Venezia-Mestre ospiterà dal 29 agosto al 15 settembre prossimi gli autori di CONFINI 10 . La durevole visibilità nell'arco dei mesi concessa agli autori dal meccanismo itinerante della rassegna è certamente uno dei motivi rilevanti per parteciparvi, ma non ultimo penso sia proprio il confronto qualificato con i curatori che

Le colline di Rodolfo.

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Ebbi modo qualche anno fa di curare una mostra di  Rodolfo Suppo a Villa Gualino , dopo averne scoperto le immagini in una personale del 2008. ( http://borful.blogspot.it/2008/12/un-artigiano-di-valore.html ). L'autore nel frattempo ha proseguito la sua ricerca sul paesaggio, con particolare accento su quello collinare piemontese dei dintorni di dove abita. Ora presenta le sue opere nella galleria comunale di Chivasso . L'inaugurazione è per le 17:30 di giovedì 22 agosto prossimo. Consiglio vivamente a chi potrà di andare a vedere le stampe originali, curate direttamente dall'autore. La luce che riesce a ricavarne è solo sua. Un merito che fin da subito  mi colpì e mi fece apprezzare i lavori che andava realizzando. Pur usando tecnologie attuali riesce difatti non solo a dominarle, ma persino a non restarne esteticamente prigioniero. Le piega perfettamente a tutto ciò che sa, ed è molto pur se lo negherebbe nella sua ritrosa modestia. Questo è, per me, un esempio posi

Da settembre arrivano i nuovi corsi.

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Sì, con la stagione didattica 2013-2014 sono dieci anni esatti che mi invento e propongo corsi di fotografia, in prevalenza a Torino. E continuo a farlo anche quest'anno. Chi ne ha già frequentati, troverà delle riconferme, ma mai esattamente identiche a se stesse. Questo accade perché considero le iniziative didattiche anche come dei terreni di sperimentazione e crescita personale. Di mio ci metto sempre l'entusiasmo e la buona volontà nel tentativo di essere davvero utile agli allievi: di riuscire ad aiutarli nel far fiorire la loro espressività attraverso l'uso di una fotocamera. Non sempre ci riesco, devo onestamente confessarlo, ma nella maggior parte dei casi ho la soddisfazione di veder migliorare chi mi ha dato la sua fiducia. In certi casi fortunati vedo nascere, e crescere, degli autori veri e propri o anche dei bravi professionisti e persino delle gran belle amicizie con gli spiriti più affini. Il metodo quindi sembrerebbe valido, anche se quale esso sia de

METADATA #19: Fulvio Bortolozzo.

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Come promesso, ripubblico qui in italiano l'intervista realizzata da Gaia Musacchio e David Pollock, apparsa il 6 agosto scorso in lingua inglese nella sezione METADATA di Photo Schools .   1. Raccontaci del tuo approccio alla fotografia. Com’è cominciato? Quali sono le memorie dei tuoi primi scatti? A parte la consueta pratica delle “foto ricordo”, le prime fotografie consapevoli le feci tardi, verso la fine del corso di scenografia all'Accademia Albertina di Torino, all'inizio degli anni Ottanta. Si trattava di prove sul campo in bianco e nero realizzate con una rudimentale biottica sovietica di medio formato messa in bolla su un leggero treppiede. All'epoca, la mia iniziale attività professionale si svolgeva all'interno del mondo editoriale e spaziava dalla creazione di testi e disegni per fumetti comici, all'illustrazione di libri per l'infanzia, per approdare in seguito alla grafica editoriale e corporate, proseguendo nella produzione e regia

La Repubblica degli orrori.

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Nemmeno a farlo apposta, ci pensa proprio La Repubblica a portare acqua al mulino della mia polemica contro la deriva delle fotografie scattate a mezzo smartphone da fotografanti incolti. Ma quale photoeditor, quale redattore ignorante (nel senso etimologico del termine) ha potuto trovare degna di pubblicazione la serie fotografica di Franco Olivetti? Una delle più orribili serie di robacce pasticciate su cui mi sia capitato di inciampare ultimamente. Vedere per credere: http://roma.repubblica.it/cronaca/2013/08/06/foto/visioni_di_un_pendolare-64370748/#1 La colpa tuttavia non è per me dell'inconsapevole Olivetti, ma di quelli che gli danno spazio e credito, segno della crescente presenza di persone completamente incompetenti per i posti che occupano. A decidere che immagini pubblicare dovrebbe essere qualcuno che ne capisca qualcosina, non il primo che passa in redazione. E se per incidente il tale che ha pubblicato le bizzarie di Olivetti mi leggesse e avesse pure il cor

We Do the Rest.

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Con questo primo giorno di un mese di piena estate inizio un necessario momento di riflessione. Spesso mi capita in questo periodo di tirare le fila di quanto fatto e di pensare al da farsi. Forse dipende dalla stagione, forse da una consuetudine radicata fin dai tempi della scuola elementare. Un primo argomento su cui merita scervellarsi è il senso che può avere, per uno come me che lo fa da trenta e passa anni, continuare a fotografare nel tempo di Instagram . Chi mi legge, sa che considero Instagram un progetto di "social marketing" altamente tossico per l'educazione all'immagine fotografica. Abitua le menti meno coltivate a considerare il fotografico un giochino facile facile per mettersi in evidenza con amici e conoscenti attraverso tecniche automatiche di produzione di icone ottiche. Sembra la realizzazione perfetta dell'antico motto della Kodak "You Press the Button, We Do the Rest ". All'epoca, con l'espressione " We Do the Rest

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