La Grande Sovversiva.


Non mi persuade, direbbe Salvo Montalbano, che la post-fotografia consista in qualcosa di davvero diverso dalla fotografia come l'abbiamo conosciuta per tutto il Novecento e oltre. Semmai ad essere davvero cambiato è il contesto culturale nel quale diluviano, sempre più monsoniche, le fotografie. Quasi che i radicali cambiamenti del clima in atto influenzino anche le culture visive degli umani.

Quanti autori possono starci in una storia antologica, e magari pure cronologica, della fotografia? Cento? Cinquecento? Mille son già troppi, perché mica sono garibaldini.  A fronte della esponenziale facilità di prendere una fotografia e la ancora più esponenziale possibilità che non sia malaccio, sia come forma sia come contenuto, ecco che l'Autore, quello che abbiamo imparato a conoscere fino a pochi anni fa, diventa ormai improponibile. Chi se ne frega oggi di chi ha preso la foto? Che sia un "Grande Maestro" o un "Super Benemerito Assoluto della Fotografia Marmotta Mondiale" o infine l'ultimo dei ragionieri Filini, non fa più differenza alcuna. La differenza è tutta nel contesto in cui quella fotografia appare. A dimostrarlo sono le ormai tante, e rovazzianamente interessanti, mostre e pubblicazioni dove a pescare a piene mani negli archivi non sono i fotografi, ma gli altri. Gli altri, cioè giornalisti, scrittori, antropologi, sociologi, architetti, studiosi, cultori, collezionisti, artisti, curatori, persino la casalinga di Voghera. Tutti insomma quelli a cui manca solo la fotografia per poter intessere discorsi. Le fotografie, o meglio le post-fotografie sono semplici tessere di mosaici a cui delle singole tessere interessa poco o nulla. L'importante è che facciano da stampelle visive alle parole. Le parole consumano oggi la loro vendetta, in associazione con le immagini tradizionali che da sempre le "servono" con diligenza, verso la Grande Sovversiva. Fotografate quello che vi pare, saranno gli altri, meglio se manco sanno da che parte sta un obiettivo in una fotocamera, a parlarvi e scrivervi addosso. Voi, noi, siete e siamo solo scimmie che portano in giro una macchina. Come dall'inizio. Siamo di nuovo all'inizio, o forse non ce ne siamo mai allontanati troppo.


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