Il destino viene da Beirut.


Questo non è un blog di recensioni cinematografiche, ma lo scrivente al cinema continua ogni tanto ad andarci. Quelli con le sedute scomode, pochi posti, al freddo umido, in specie negli scantinati delle chiese cattoliche, dove sparuti manipoli di eroi laici associati propongono imperterriti il "cinema d'essai" a pochi euro. Privilegi del vivere nella Torino d'antan. Anche un modo per sentirsi eternamente giovani, visti i "lupi bianchi" che spuntano nei pochi posti occupati intorno. Poi vuoi mettere il brivido del tizio che in una sala semideserta ti si piazza proprio davanti? Lì scopri davvero la distanza effimera tra la civiltà acquisita e la violenza primordiale che ti sonnecchia dentro.

Venendo al sodo. Altro film da evitare come la peste è "Cafàrnao - caos e miracoli" della regista libanese Nadine Labaki. Ve lo dico subito: è l'ennesima fiaba buonista dell'ONU per far piangere le zekke rosse mondialiste.

Ancora un momento.

Bene, ora che siamo soli, e i soliti idioti hanno smesso di leggere, possiamo dirci le cose come stanno. Questo film riesce a descrivere, con attenzione e sensibilità, una situazione quasi indescrivibile. Beirut come sintesi efficace del disordine umano nel quale stiamo un po' dovunque precipitando. Una specie di Neorealismo 4.0, con accenti però più vicini a De Sica che a Rossellini. Peccato veniale. Al di là di tutto, c'è una parte dedicata al tentativo di un dodicenne libanese, ribelle e disperato di suo, di fare da padre e madre ad un neonato etiope davvero coinvolgente. Non dico altro, per non rovinare il piacere della visione, oggi si dice "spoilerare" lo so, ma io non riesco a dirlo.

Due cose in ultimo. Ho scoperto su gughel che "cafàrnao" equivale in italiano più o meno a "bailamme" o "gran casino". Con la città delle prime predicazioni del Cristo il legame è questo. Forse quindi non è affatto un caso che Cristo iniziasse proprio da lì. Infine, ho capito quanto incredibilmente importante possa diventare quella cosa così banale che si chiama fototessera. E così chiudiamo proprio sulla fotografia!


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