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Cent'anni d'inettitudine.

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La Grande Guerra  dell'Italia in cifre. Il quinto censimento nazionale del 10 giugno 1911, registra 35.841.563 abitanti. Nella vita di quegli esseri umani, e degli ulteriori nati nel frattempo, tra il 24 maggio 1915 e il 4 novembre 1918 è successo questo: 5 milioni e 600.000 vengono mobilitati. È il 70% degli uomini abili alle armi. Cifra superiore alla media europea. 650.000 muoiono in guerra. È il 9% dell’esercito combattente, di cui 100.000 morti in prigionia. 950.000 vengono feriti. La metà rimangono mutilati e invalidi, con 450.000 pensioni di guerra. 546.000, tra i civili e i combattenti al fronte, muoiono per malattie varie. 345.000 rimangono orfani. Il 64% erano figli di contadini. Dulcis in fundo, 600.000 muoiono per la “Spagnola”. (tra la fine del ’18 e la primavera del ’19). A distanza di cento anni, si può festeggiare una vittoria militare così sanguinosa solo se si ha una pietra al posto del cuore e della spugna sintetica invece del cervello.

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