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Visualizzazione dei post da agosto, 2017

REST QUEST: Carlo Corradi.

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Con questa prima REST QUEST a Carlo Corradi inizia la pubblicazione sul blog delle parole che sono state volutamente escluse dalla rivista REST per far tornare i guardanti a concentrarsi sulle iconografie, prima di ogni altra cosa. Agli autori fin qui pubblicati, e a quelli che lo saranno, vengono poste alcune domande, sempre le stesse. Le risposte possono dare modo a chi vorrà leggerle di avvicinarsi alle motivazioni e alle procedure delle serie fotografiche. Buona lettura. ©2014-2016 Carlo Corradi (dettaglio) Come si intitola la serie pubblicata su REST e di quante immagini è composta? Si intitola IOE (acronimo di Input Output Exception ) ed è una serie composta di circa 30 immagini.In realtà si tratta di una serie ancora aperta che è attiva circa dal 2014. Quali intenzioni ti hanno guidato nell'impostazione della serie? Volevo fare ritratti dei turisti che affollano Milano e la curiosità mi ha portato ad indagare sull'atteggiamento quasi di estasi che i sogget

Guardare le fotografie per quello che sono.

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Di recente nella cronaca italiana è apparsa la fotografia di un poliziotto in tenuta antisommossa che tiene tra le mani la testa di una donna africana in evidente stato di sofferenza. La fotografia è stata diffusa come simbolo dell'animo gentile, si scrive di "carezza", di un poliziotto verso coloro che ha l'ordine di reprimere. Altre fotografie prese quel giorno mostrano gli stessi protagonisti, ma qui il poliziotto ha il braccio alzato, come a intimare duramente alla donna di andarsene. Questo è solo un caso, ma vale per qualsiasi fotografia, quando si tenta di legarne il senso alla cronaca di un evento. Nessuna fotografia è in grado di dimostrare nulla. Non è nel potere di un'immagine prelevata durante un certo tempo di esposizione. Essa si limita a descrivere nel suo limitato sistema tecnologico ciò che sta davanti all'obiettivo per un tempo dato e basta. Tornando all'esempio d'apertura del post, quella fotografia ci descrive, da un preciso pun

Bisogna prendere e sprecare tempo.

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" Ho imparato molto dai fotografi, prima di tutto la modestia. Lo stare ore a guardare qualcosa. A un certo momento mi è venuto proprio un rigetto nei confronti dei letterati, i quali portano con sé questa tradizione falso-umanistica del dire le grosse frasi, dell’usare i grossi aggettivi. Tutte cose che ho sempre aborrito. Quando ho iniziato a collaborare con Ghirri, Basilico, Barbieri e tanti altri fotografi, e insieme abbiamo realizzato il libro sulla Val Padana, ho scoperto un modo di lavorare diverso, che non si concentrava tanto sulla precisione del fatto in sé, quanto sul tempo dedicato all’osservazione, alla proiezione immaginativa sulla cosa vista. Non a caso gli eroi di Luigi Ghirri erano i personaggi dei quadri di Friedrich, con la schiena voltata, intenti a contemplare qualche misteriosa lontananza. Allo stesso modo, per scrivere bisogna prendere e sprecare tempo, ozio. Ecco, quello l’ho imparato da loro ". Gianni Celati Dall'intervista di Alessandro Bott

Fotografie nel box.

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C'è una curiosa affinità tra la lingua inglese e le fotografie: entrambe sono fortemente contestuali. Per esempio, in inglese il termine "box" è talmente aperto e indeterminato da prestarsi a significati molto diversi sia associandolo con altri termini, sia a seconda dell'ambito in cui viene usato. Così capita alle fotografie che a seconda dell'associazione con altre forme espressive (parole e musica in primis) o degli ambiti in cui vengono viste, cambiano anche totalmente di senso. Forse sta anche in questo aspetto lo straordinario successo globale delle fotografie, come della lingua inglese: in apparenza sono quasi troppo elementari e invece sono estremamente adatte per usi sempre diversi ed innovativi.

La libertà di vivere.

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Sta cambiando rapidamente la sensibilità verso ciò che può offendere. Forse a causa della televisione degli anni Ottanta Novanta prima e della rete Internet oggi, sempre più spesso l'espressione coincide con la sua spettacolarizzazione e quindi il pensiero si fa immediatamente azione, offensiva a volte o percepita come tale. La fotografia ha certamente parte in tutto questo perché l'immagine automatica e le sue derivazioni audiovisive trasferiscono le azioni dal piano dell'esperienza diretta a quello dell'esperienza mediata. Oltre a questo, va considerato il fattore tempo. La parola scritta sulla carta è per sua natura non sincronica come invece quella parlata. La parola detta in televisione o scritta sulla rete recupera invece molta della sincronia del parlato ridotto però ad una forma che espone ad equivoci, fraintendimenti e quindi provoca facilmente reazioni  istintive invece che razionali. In questo scenario complesso l'offesa aumenta di intensità perché

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