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Visualizzazione dei post da marzo, 2017

Barriera aperta.

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Da una stampa fotografica di Gustavo Boemi (dettaglio ). Fino al 26 aprile si può visitare la mostra fotografica Paesaggi di Barriera allestita nei locali dei Bagni Pubblici di via Agliè 9 a Torino. Si tratta di una tappa del progetto OfBAM ( Osservatorio fotografico Barriera di Milano / Torino Nord )  in corso dal 2014 da parte di un gruppo indipendente di fotografi alla cui origine ci sono i componenti dell' Associazione BIN11 . Il progetto è anche aperto al contributo di quanti volessero avvicinarsi alla pratica dell'osservazione fotografica in questa particolare zona di Torino. Per me, che sono nato e vissuto nel sud-ovest cittadino attraversare l'asse di corso Regina Margherita ed entrare nella zona nord di Barriera di Milano è sempre stato come addentrarmi in una Torino sconosciuta, davvero un'altra città. Nella mostra questo senso di estraneità si attenua in parte perché riconosco aspetti che mi appartengono, ma rimane il sentimento di essere comunqu

Altre Venezie.

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Ieri sera è partita a Torino la rassegna espositiva I Just Look at Pictures - Viaggio nel photobook italiano a cura di Ivan Catalano. La prima mostra sarà visitabile nello spazio di ISOLE fino al 29 marzo prossimo. ISOLE è un'iniziativa culturale di Adele Corvo e Ivan Catalano dedicata al libro "fatto a mano" e, in senso esteso, all'editoria auto-prodotta, un tempo si sarebbe detto "alternativa", orientata alla fotografia. Questo primo appuntamento, come sarà per i successivi, si è aperto con una presentazione presso il Cecchi Point, un centro giovanile del Comune di Torino lì nelle vicinanze. Nel primo appuntamento, arriva da Venezia un progetto editoriale ed espositivo intitolato LACUNA/AE . Un'osservazione fotografica svolta in luoghi che stanno al di fuori dello straconosciuto circuito turistico del centro storico e dove sia visibile la presenza dell'architettura moderna, sia essa residenziale o industriale. L'idea è di Eleonora Milner,

A, B, C... e poi? D?

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Da qualche parte mi arriva la sollecitazione a volare più raso terra, ogni tanto almeno. Allora ricominciamo dalle basi. LUCE Quella roba che se ci arriva addosso in quantità eccessiva ci acceca momentaneamente e ci riscalda il corpo. No, non è un cucciolo troppo affettuoso quello di cui sto scrivendo. Sarebbe una radiazione elettromagnetica, ma che dentro c'ha anche i fotoni . Stop. Non frega niente a nessuno di questi dettagli. L'importante è che ci sia, la luce dico. FOTOGRAFIA Immagine tecnica ottenuta da un congegno a base ottica e funzionamento meccanico e/o elettronico. Il congegno lavora solo in presenza di luce. Quanta ne serve dipende dalle sue caratteristiche di fabbrica. le fotografie non si fanno, si prendono. Da dove? Dalla luce. TEMPO Ce ne vuole sempre. Non esiste nessuna fotografia che non sia frutto di tempo. Tempo di azione della luce dentro il congegno, tempo per mettersi dove serve, tempo per modificare dopo quello che non serve o serve diverso.

Tu chiamale, se vuoi, emozioni.

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Fino al 23 luglio prossimo, alla GAM di Torino e al Castello di Rivoli, è aperta un'unica mostra che si vede pagando due biglietti: L'emozione dei COLORI nell'arte . La curatela è condivisa tra Carolyn Christov-Bakargiev (considerabile capo-curatrice, visto che da lei parte l'iniziativa di questa esposizione), Marcella Beccaria, Elena Volpato ed Elif Kamisli. La consulenza scientifica è di Vittorio Gallese e Michael Taussig. Motto della mostra, messo in testa al comunicato stampa è: " Finché siamo vivi, siamo vivi. Il colore è la vita " (Etel Adman, 29 settembre 2016). Mi pare una scelta perfetta che rivela la piena consapevolezza nei curatori di aver danzato sull'orlo della più grande tautologia. In mostra vi sono 400 opere di 130 artisti di tutto il mondo che datano dal Settecento ad oggi. Oltre alle opere provenienti dalle collezioni permanenti di GAM e Castello di Rivoli, sono stati ricevuti vari prestiti da altre importanti istituzioni d'ar

Saputa o insaputa.

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Nell'ultimo seminario, tra i più belli che ricordi, abbiamo discettato insieme a lungo, e con una certa profondità, dei concetti di specchio e finestra (Mirrors and Windows). Per poi arrivare a comprendere che entrambi si combinano in gradazioni innumerevoli in ogni fotografia possibile, dall'antitesi più radicale alla fusione più completa. Sulla scia di quelle considerazioni, e pensando a ripartizioni critiche utili per suddividere il fotografico in attività diverse tra loro, me ne viene in mente un'altra che forse meriterebbe qualche riflessione. Al di là dei generi , che sono a volte comodi per catalogare o nella didattica, ma finiscono troppo spesso per diventare invece delle gabbie soporifere che producono ripetitive mostruosità monomaniacali, e sempre più sterili, di esperienze e procedure già esaurite in passato, può esistere invece una ripartizione più ampia e flessibile. La ripartizione tra fotografie sapute e insapute . Uso apposta questa definizione semidia

Risorse limitate e attività critica.

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Quando le risorse sono limitate è necessaria un'attenta valutazione sul come, quanto e quando disporne. Al contrario quando sono, o sembrano, illimitate non serve fare altro che disporne a piacere. Un assioma talmente evidente da risultare tautologico. Il principio della limitazione della risorsa è anche il punto germinale dal quale inizia ogni ragionamento critico su qualsiasi argomento. In sostanza criticare significa prima di tutto analizzare l'impiego delle risorse e valutare se sia congruo o presenti margini di miglioramento. Un'attività critica non è di per se stessa anche propositiva. Individuare le carenze non è difatti automaticamente la ricetta della loro eliminazione. Quando nella critica vi sono anche indicazioni per il superamento dei problemi che si individuano, possiamo parlare di critica costruttiva . Se la critica si riferisce a se stessi, inevitabilmente a posteriori, eccoci arrivati alla autocritica . Vivere in modo acritico , cioè senza tener co

È troppo vera per essere Giulietta.

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C'è una terrificante verità nella fotografia. Il pittore ordinario si impossessa di una modella piacente, la dipinge così come può, la chiama Giulietta, mette un bel versetto di Shakespeare sotto il suo quadro e l'opera sarà ammirata oltre misura. Il fotografo trova la stessa bella ragazza, la veste come vuole, la fotografa e la chiama Giulietta, ma in qualche modo la cosa non funziona - è ancora la signorina Wilkins, la sua modella. È troppo vera per essere Giulietta. George Bernard Shaw Wilson's Photographic Magazine, LVI, 1909.

Mirrors and Windows. Il lavoro di Diane Arbus.

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Diane Arbus, A young man..., NYC, 1966. Il lavoro dell'ultima Diane Arbus - come quello dei suoi predecessori preferiti, Brassaï, Bill Brandt e Weegee - dipendeva più dal talento e dal carattere che da una comprensione coerente della fotografia come disciplina tradizionale, e la sua grande opera è stata realizzata entro limiti tecnici e formali ancora più ristretti rispetto a quelli dei suoi eroi. Anche se ampiamente copiato, il suo lavoro non ha fornito un utile modello per la maggior parte di coloro che hanno tentato di emularla. Dall'introduzione di John Szarkowski al libro Mirrors and Windows - American Photography since 1960 MoMA, 1978.

Mirrors and Windows. Studiare fotografia.

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Gary Beydler, 20 Minutes in April, 1976. Potrebbe sembrare paradossale che il rapido decadimento delle tradizionali opportunità professionali per i fotografi sia andato di pari passo con una crescita esplosiva nel settore della didattica fotografica, soprattutto nelle università. Da un ragionamento intuitivo, sembrerebbe che nel momento in cui la fotografia cessa di essere un mestiere specializzato (come scolpire la pietra, per esempio) e diventa un sistema universale di annotazione (come la scrittura), sia più facile per il sistema educativo inserirlo in un programma di studi istituzionale. (...) Tra il 1964 e il 1967 il numero di College e Università statunitensi che offrivano almeno un corso di fotografia è aumentato da 268 a 440. Un esempio eclatante è quello dell'Università dell'Illinois. Negli anni tra il 1966 e il 1970 il numero di studenti che seguirono un corso di fotografia o cinematografia aumentò da 132 a 4.175. Una crescita di oltre il tremila per cento in q

Qualcosa di italiano negli archivi Magnum.

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Fino al 21 maggio prossimo l'Agenzia Magnum propone una selezione di fotografie dei suoi soci defunti e viventi nella sede di Camera -Centro Italiano per la Fotografia . La curatela è di Walter Guadagnini, neo direttore di Camera, e Arianna Visani. Il titolo dell'esposizione è " L'Italia di Magnum ". Già nel 2011, in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia, ci fu una mostra della Magnum a Palazzo Reale di Torino. Si intitolava " L'Italia e gli italiani ". Ne scrissi QUI . Rispetto all'evento precedente, qui siamo di fronte ad un'edizione molto ridotta. Le sale espositive di Camera, per l'occasione graziosamente differenziate da gradevoli colori alle pareti, contengono 6 Henri Cartier-Bresson, 4 Martin Parr, questi ultimi esposti come grandi plotterate non eccezionali e incollate direttamente sulle pareti, alcune cose di Paolo Pellegrin e Alex Majoli, più altri nomi. Il susseguirsi è cronologico per periodi grosso modo

Le immagini, l'arte, le fotografie.

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Ogni tanto c'è da rimettere un poco d'ordine nella soffitta dei concetti con cui ci si balocca. Provo a farlo nella mia. Le immagini. Cominciamo da queste cose qui. Cosa siano è dibattuto. Dipende da dove si parte nel considerarle. Oggetti bidimensionali, strutture mentali, sintesi visiva di esperienza e memoria, poco importa. Una cosa sono senz'altro: immagini. Si nutrono di ciò che vediamo e poi magari rivediamo durante il sonno. Non provano nulla, non raccontano nulla, almeno non necessariamente. Esistono. Averci a che fare è come respirare. Si possono rifiutare, o almeno provarci. Gli iconoclasti sono sempre all'opera. Però tornano sempre e vivono in mezzo a noi, che lo si voglia o meno. Hanno loro regole di funzionamento, ma non sono un linguaggio perché non sono veramente codificabili. L'arte. Si impara, si mette da parte. L'arte è molte cose che cambiano da un'epoca all'altra. Oggi l'arte è "contemporanea". Praticamente quals

Dalla storia allo storytelling.

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Questo è un pensiero più generale, ma riguarda anche il piccolo mondo del fotografico. Anzi, la riflessione nasce proprio da lì. Di recente, in vario modo, ho preso atto dell'esistenza di molte narrazioni sulla storia della fotografia, o delle fotografie se volete, e fin qui nulla di male. Ognuno è ben libero di raccontare cosa vuole di qualsiasi cosa. Il problema nasce, secondo me, quando la narrazione, per avvalorarsi come credibile, usa delle tecniche precise. Una di quelle che trovo particolarmente insopportabile è l'omissione. Escludere dal racconto gli episodi scomodi, quelli che metterebbero in crisi le tesi sostenute dal narrante, è un atto di disonestà intellettuale, se fatto in modo consapevole, o di ignoranza specifica sul tema di cui si narra. Ritengo difatti che qualsiasi sia la propria tesi, essa vada sostenuta nella conoscenza comune degli aspetti basilari, storici. Almeno quelli proprio incontestabili, comunque la si pensi. Il problema è proprio questo, el

Che schermo grande che hai...

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Siamo ormai vicini al capovolgimento di una consuetudine che ha accompagnato Internet fin dalle sue origini. Fino ad ora, per usare i file fotografici sul web si facevano delle riduzioni dalla loro dimensione nativa. Questo avveniva per due motivi: rendere più rapido il caricamento delle pagine dei siti e ridurre il rischio di un uso illecito delle fotografie per stampe su carta. Per lunghi anni i formati VGA (640x480 pixel), SVGA (800x600) e XGA (1024x768) furono gli standard della rete. Poi arrivarono monitor più grandi e televisori a grande schermo. Di conseguenza lo standard aumentò: HD (1280x720) e HD FULL (1920x1080). Fino a questo punto, scaricando una fotografia HD FULL, si potevano ottenere stampe su carta grandi come cartoline (10x15cm o poco più). L'eventuale illecito era quindi contenuto in dimensioni ridotte. Ora però stanno arrivando gli standard 4K (3840x2160) e a seguire 8K (7680x4320). Questo significa che una stampa su carta potrà arrivare ad essere di 20x3

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