Artissima è ancora qui.


E di questi tempi torinesi fatti di fughe ambrosiane e dismissioni culturali non è davvero poca cosa.


Se possibile anzi, la trovo ancora più viva e interessante che mai. Negli stand delle quasi duecento gallerie presenti, delle quali i due terzi sono straniere, si trova davvero di tutto e il contrario di tutto. Così a caldo, mi pare che la fotografia sia sì presente, ma più che altro con valori già riconosciuti o come base tecnica per operazioni performative e installazioni. Il che forse non è un male.


Penso difatti che per l'atto fotografico la relazione con l'arte contemporanea e moderna sia senz'altro qualcosa di molto fertile, ma non necessariamente il modo migliore di dare corpo alle sue possibilità concettuali ed espressive.


Nel panorama delle proposte non riesco a cogliere una tendenza prevalente, insufficienza mia probabilmente. L'impressione è che si siano esaurite alcune spinte del Novecento e che si stia girando in tondo, una sorta di stand by, sperando che qualcosa, o qualcuno, prima o poi spezzi con decisione l'orizzonte delle attese indicando nuove direzioni importanti. Chi vivrà vedrà.


In ogni caso, avere a Torino una volta all'anno questo condensato internazionale di arte contemporanea è certamente un privilegio per la città. Spero bene di non dovermene privare per questioni ideologiche e di miopia culturale. Mal che vada, Milano in fondo è così vicina...



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