Niente che volessi far vedere.

Giusto pochi giorni fa mi è capitato di prendere una fotografia che riassume bene ai miei occhi il senso profondo dell'interesse che da decenni provo per il fotografico: il gesto di indicare a qualcuno che sta lì con te qualcosa che pensi possa interessargli.

In quel gesto c'è la confidenza, il desiderio di condividere, la necessità di circoscrivere, di descrivere attentamente, anche con le parole, cosa esattamente si desidera che venga meglio osservato.

Nella fotografia che ne resta, le parole sono evaporate, rimetterle per iscritto può essere eccessivo, stonato, perfino distruttivo. Più utile, e secondo me anche corretto, è il trovare un'iconografia, un visivo come spesso scrivo, coerente con le intenzioni descrittive.

Ci vuole precisione, e molta. Per impedire a quelli troppo presi da loro stessi - quelli che quando indichi una ciocca, ci "leggono" una  brocca - di andare molto più lontano delle tue intenzioni, laggiù dove non stavi indicando proprio nulla e non c'era niente che volessi far vedere.

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