L'autore è chi mostra.

Boltanski alla Fondazione Merz (2016).
L'atto fotografico si conclude nel suo stesso farsi, ma lascia traccia durevole in un'immagine.  Da qui si può partire per recuperare il senso di un'azione complessa nei risultati quanto è invece semplicissima ormai come gesto.

La complicazione è nell'immagine che rimane. Certamente origina da un atto il più delle volte volontario, ma potrebbe anche originare da un azionamento inconsapevole ovvero programmato e quindi non direttamente prescelto all'istante da un umano.

Un'immagine del genere possiede una natura ambigua, diversa da quella di qualsiasi immagine tradizionale, cioè ottenuta direttamente dal corpo umano per tramite di strumenti in grado di lasciare segni, colori e forme su delle superfici. L'immagine fotografica "avviene" per una combinazione tecnica e fisica all'interno di un congegno già predisposto dal costruttore per fornire solo certi visivi e non altri, ma tutti obbedienti alle leggi dell'ottica. Certo l'umano può mettersi a violare questi limiti in innumerevoli modi, ma da essi deve comunque partire, mai dal nulla, come invece capita tradizionalmente.

Abbiamo quindi una volontà, se c'è, mediata da un apparato e una realizzazione dell'immagine che prevede tempi dettati dalla sua peculiare tecnica e modi imposti dalla fisica. Per quanto riguarda l'atto fotografico, l'umano che ne è protagonista attivo intende indubbiamente raggiungere certi suoi scopi visivi che poi verifica sulle immagini che derivano.

Ecco quindi che persino l'umano che controlla il congegno non è davvero l'autore dell'immagine derivante. Ne è il produttore, nel senso hollywoodiano del ruolo, cioè di quello che "vuole e finanzia" e ne è anche il primo critico, cioè colui che decide per primo se l'immagine merita di essere mostrata, magari anche solo conservata per se stessi, o gettata via. Può certo riconquistare spazi autoriali tradizionali alterando l'immagine fotografica con i più vari procedimenti, arrivando tuttavia al massimo ad ottenere un'immagine bastarda. Cosa questa comunque di un certo interesse in questa fase storica e quindi da non sottovalutare.

Restando però all'immagine fotografica come traccia lasciata dalla messa in atto di un congegno apposito, si può affermare che con essa muore un certo tipo di autore esistente fin da tempi immemorabili e nasce un nuovo autore che assomiglia molto di più ad un critico o ad un curatore. Diventa per questo motivo sempre più irrilevante chi davvero abbia premuto quel pulsante e determinante invece chi abbia il potere di decidere quali  fotografie, e in che modo, debbano essere esposte o pubblicate. L'autore è chi mostra.

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