Fotografia plurale.

Mai come oggi le pratiche e le teorie del fotografico vivono una diffusione planetaria. Certamente Internet sta cambiando anche questo insieme alle mille altre cose dell'umanità su cui esercita un'influsso determinante. Gli storici del futuro, se avremo un futuro, potrebbero anche dividere i loro racconti, pardon storytelling come si usa dire oggi, in epoche prima e dopo l'avvento della rete.

In questo senso, continuare a pensare ed agire in funzione di ipotetiche culture "nazionali", sta perdendo sempre più di significato. Oggi i riferimenti di chi svolga una qualsiasi attività autoriale sono facilmente altrove rispetto a dove nasce o vive.

Per questo motivo, le iniziative di retroguardia, di sapore vagamente agroalimentare, per le cosiddette "fotografia italiana" o "fotografia europea", mi appaiono inutilmente fuori tempo massimo. Dopo il Novecento si chiude il periodo delle identità nazionali o continentali e si apre quello dell'identità globale, vissuta da individui connessi via web in ogni dove. Certamente permangono declinazioni diverse da persona a persona, ma su basi di natura squisitamente privata e autobiografica. Anzi lo stesso sostantivo "fotografia" presuppone un'unitarietà ormai talmente impossibile da poter essere considerato come fosse sempre declinato al plurale.


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