Dieci vincenti, nove viventi.

Il World Press Photo 2015 ha decretato i suoi vincitori. La notizia di rilievo è che ben 10 su 45 sono gli italiani arrivati sul podio nelle varie categorie: due primi premi,  tre secondi e cinque terzi. Un medagliere "olimpico" di tutto rispetto; da far invidia a nazioni  molto più potenti della nostra nel settore dell'informazione mediatica.

Togliendosi un momento dal cono di luce abbagliante del WPP viene però da chiedersi a cosa si debba questo miracolo fotografico italiano, a fronte di un'editoria nostrana in coma profondo? Penso lo si debba innanzitutto a uomini, per ora le nostre connazionali latitano nei premi di questo contest pur invece primeggiando nello sport. Uomini giovani che non si rassegnano al Paese in cui gli è capitato di nascere e che, nonostante la deprimente situazione interna, escono dai confini e portano il loro talento a contatto con il mondo.

Se c'è una cosa che connota il fotografico rispetto ad altre esperienze delle arti visive tradizionali, è proprio questo dover per forza essere in presenza di ciò che viene preso come immagine. Il che richiede doti psicofisiche non da tutti, specie se la presenza è sui fronti di guerra o nelle situazioni di maggior degrado umano. Quindi c'è una componente iconografica mai abbastanza valorizzata nel lavoro di un fotografo come quelli che concorrono al WPP: il coraggio. Coraggio non solo fisico, anzi. Un morale fuori dal comune deve sostenere chi voglia perseguire il suo progetto perché veramente moltissimi sono gli ostacoli di tutti i tipi da superare prima di arrivare a dei pubblicati e poi a esposizioni, libri e a tutto il corollario del riconoscimento. Andy Rocchelli questo coraggio lo aveva, ma non ce l'ha fatta ad arrivare vivo al suo premio.

Giusto omaggio ai coraggiosi quindi, senza dimenticare però che sono troppo soli, troppo lasciati a loro stessi da un sistema dell'informazione nazionale in crisi, non solo economica, ma soprattutto di identità ed etica professionale. Stampare carta per far felici gli inserzionisti, in fortissimo calo peraltro, anche se son quasi solo più loro a pagare gli stipendi, è un vero e proprio suicidio collettivo, meritato aggiungo. Spero vivamente che l'esempio dei coraggiosi di quest'anno, come di chi li ha preceduti e li seguirà, possa innescare un recupero di dignità, un ritorno alle vocazioni sincere e alle idee libere, e non monetizzabili a comando, che da troppi anni faticano ad esistere nell'ambiente dell'informazione, e non solo, del nostro Paese.

In chiusura, l'elenco dei 10 vincitori italiani al World Press Photo.

CONTEMPORARY ISSUES
Giovanni Troilo - 1° premio (stories)
Giulio Di Sturco - 2° premio (stories)
Fulvio Bugani - 3° premio (singles)

DAILY LIFE
Michele Palazzi - 1° premio (stories)
Turi Calafato - 3° premio (stories)


PORTRAITS
Andy Rocchelli - 2° premio (stories)
Paolo Verzone - 3° premio (stories)

GENERAL NEWS
Massimo Sestini - 2° premio (singles)
Gianfranco Tripodo - 3° premio (singles)

NATURE
Paolo Marchetti - 3° premio (stories)


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