Artissima e The Others 2014.

Artissima, 2014.
Quelle che per me sono ormai due fiere d'arte contemporanea assolutamente complementari non mettono più in evidenza il numero di edizioni che son passate dalla loro prima apertura. Segno che si sentono esse stesse talmente consolidate da darsi per scontate anno dopo anno. L'edizione 2014 conferma alcuni caratteri che le connotano: ampia, molto decorativa, e persino lussuosa, Artissima nella sede dell'Oval; claustrofobica e però molto coinvolgente The Others alle ex carceri Le Nuove.

Ad Artissima ci vogliono 15 euro per passare qualche ora a fare qualcosa di diverso dall'andare alla solita Ikea a scegliersi un arredo di design sì, ma che costi meno di quello che sembra. Persone medie, con redditi medi e famiglie medie, ma con quel qualcosa di colto in più che non guasta, sempre attrezzate di passeggini giusti, scarpe giuste, disponibilità al coinvolgimento giusta. Ogni tanto qualche visitatore più originale, con quel tanto di "artistico" addosso che ci vuole, può pure entrare negli occhi. Andare ad Artissima insomma non stanca più di tanto, ma il ripetersi di opere non particolarmente diverse da quelle dello scorso anno, o dell'anno prima ancora, favorisce certamente l'osservazione "antropologica".

The Others, 2014.


A The Others la musica è tutta un'altra. Spazi stretti, pigia pigia nelle cellette che ricorda i locali da tapas spagnoli, opere quasi sfiorate tanto si è costretti a stare ad esse vicini, specialmente negli strettissimi cessi di cui ogni cella dispone e nei quali, per volontà o meno degli espositori, ci sono spesso le installazioni più interessanti. Umanità varia, con diverse apparizioni improbabili, vere e proprie "opere camminanti", e clima da apericena H24. 5 euro ben spesi per un'esperienza faticosa, ma che mi regala puntualmente 2 o 3 emozioni forti di quelle che ti danno una sorta di euforia positiva: uno degli effetti collaterali migliori per qualsiasi forma d'arte.

Non sto quest'anno a tediare chi mi legge con la pubblicazione del notevole numero di fotografie che ho preso in entrambe le fiere, piuttosto concludo il post chiedendomi se le Art Fair possano servire a qualcosa d'altro che non sia il far trascorrere del buon tempo sbirciando fugacemente opere esposte in quantità bulimiche, pur con delle "scosse" non da poco, o a dar modo a qualche collezionista di confrontare e comprarne alcune. Non so, mi pare che tutto questo con una promozione concreta del valori dell'arte e della cultura nel nostro modello sociale c'entri, alla fine della fiera, ogni anno di meno.
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