Ancora più entusiasmante.

©2008 Fulvio Bortolozzo.
Il visivo, per metterla in soldoni marxisti, è il "plusvalore" contenuto nelle immagini davvero compiute. Un'immagine viene prima delle parole ed è una forma di conoscenza sintetica che consente al nostro povero cervello di essere efficiente. Pensa a quando guidi l'auto. Mica guardi ogni volta il cambio, lo "immagini" e la tua mano lo trova. Se un giorno qualcuno te lo svitasse via, prima la mano non troverebbe nulla e poi con stupore guarderesti per capire cosa è successo. La nuova immagine "manca il cambio" sostituirebbe la precedente divenuta non più utile. Fin qui siamo però nella funzionalità pura e semplice delle immagini. Il visivo è quello che si mette in più, di non strettamente necessario. Pensiamo a Giotto. Per raccontare le storie di San Francesco mica c'era bisogno di un genio dell'arte. Qualsiasi onesto pittore avrebbe assolto le necessità comunicative dei frati committenti. Giotto però fece di più. Cercò scorci, studiò nuove forme e rapporti tra i colori, mise in scena un visivo in cui inventò una realtà parallela e quasi tangibile, come quella nella quale siamo immersi. Ora, a me di San Francesco e della sua vita interessa poco o nulla. Se voglio informazioni non vado ad Assisi, ma su Wikipedia. Però l'esperienza visiva che Giotto mi fa vivere è per me ancora oggi potentissima. Con la fotografia cambia una piccola gigantesca cosa: l'immagine non è più sintetica, ma analitica. La fa una macchina. Un Giotto meccanico tutto da scoprire. Ancora più entusiasmante.

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